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#02 May 2013 / Town Planning Borders, boundaries and other divisions

La trasformazione della citta'

Curator: Iacopo Fiorani
Artist: Jacobo Sucari

Room text

In questa epoca di incessanti trasformazioni, di sempre più numerosi conflitti e contraddizioni, la città si reinventa mettendo in campo strategie, politiche e strumenti innovativi, nello sforzo di continuare a migliorarsi sia in chiave di qualità della vita che competitività e innovazione.

La rigenerazione urbana e la trasformazione della città sono processi che incorporano aspetti relazionati con il contesto territoriale, con quello fisico della città, con quello sociale ed economico, proponendo alternative allo scopo di migliorare la qualità della vita dei cittadini.

Attraverso l’esame delle dinamiche sociali, delle scelte politiche e urbanistiche che regolano le trasformazioni urbane, rileggiamo la storia recente e i problemi quotidiani della città e dei suoi abitanti.

Il rapporto collaborativo tra urbanistica e comunità è una ricerca difficile e complessa nei processi di rigenerazione.

La comunità può essere definita come un’entità vaga ed indeterminata, la cui perdita di significato rimanda alla perdita d'identità e di coesione sociale che caratterizzano la vita urbana contemporanea.

Il modello ideale di organizzazione sociale, che inquadra la comunità come elemento solidale, coeso, sicuro e protettivo, è un'idea alla quale tendere, un modello ideale da seguire per orientare le politiche di rigenerazione.

La comunità è un insieme di abitanti e di operatori economici che vivono e lavorano abitualmente in una data città o in parte di essa, condividendo uno spazio urbano.

Si riconosce dunque la comunità come elemento fondamentale della città, elemento con il quale interloquire e dialogare per affrontare problemi comuni e per favorire la partecipazione alla costituzione delle decisioni.

"Non conosco fatto più incoraggiante dell'indiscutibile abilità dell'essere umano di elevare la sua vita attraverso uno sforzo consapevole". (Henry D. Thoreau)1

La comunità non è mai singola ma sono tante nel territorio, con caratteri diversi, instabili e mutevoli, non facili da valutare in quanto fondate su interessi occasionali condivisi e non sempre su durevoli legami territoriali.

Pur nella sua indeterminatezza fisica e temporale, la comunità può trovare la sua ragione d’essere in un dato momento e in un dato luogo, quando un gruppo di persone si riunisce per discutere del futuro del territorio che, almeno temporaneamente, condivide.

La sfida è dunque quella di ricercare nella comunità di oggi le linee per procedere verso una trasformazione urbana più consapevole e integrata alle dinamiche sociali che il tessuto urbano della città vive ogni giorno.

Esaminando le dinamiche sociali e le scelte politiche e urbanistiche che regolano le trasformazioni della città, si possono rileggere la storia recente e le problematiche quotidiane che affrontano i suoi abitanti.

L'urbanistica non dovrebbe seguire pratiche di top-down, lasciando gestire ai “potenti” le dinamiche territoriali, bensì dovrebbe lavorare direttamente con e per le comunità attraverso pratiche di bottom-up.

La pratica di top-down è quella dei cosiddetti poteri forti, che pianificano in nome dell’interesse pubblico e dei cittadini ma non sempre tengono conto realmente delle loro esigenze e delle loro opinioni.

La pratica di bottom-up, che spesso si contrappone alla prima ma che dovrebbe essere almeno complementare, è l’urbanistica che nasce nelle comunità, tra i cittadini che vogliono partecipare alle decisioni del proprio quartiere e della propria città. 

Dovremmo lavorare con le comunità per favorire la trasformazione urbana e accrescere la coesione sociale.

"Se la gente è informata e attiva e può comunicare da una parte all’altra del mondo; se l’impresa si assume le sue responsabilità sociali; se i media diventano i messaggeri piuttosto che il messaggio; se gli attori politici reagiscono al cinismo e ripristinano la fiducia nella democrazia; se la cultura viene ricostruita a partire dall’esperienza; se l’umanità avverte la solidarietà intergenerazionale vivendo in armonia con la natura; se ci avventuriamo nell’esplorazione del nostro io profondo, avendo fatto pace fra di noi; ebbene, se tutto ciò si verificherà, finché c’è ancora il tempo, grazie alle nostre decisioni informate, consapevoli e condivise, allora forse riusciremo finalmente a vivere e a lasciar vivere, ad amare ed essere amati". (Castells M.)2

La sfida si fa più impegnativa, perché l’urbanistica partecipata è chiamata a contribuire al rafforzamento complessivo delle condizioni che favoriscono la coesione sociale, siano esse fisiche o relazionali. 

Un approccio all’urbanistica che cerca il dialogo con la società urbana, per difenderne i suoi stessi caratteri costitutivi e la sua straordinaria complessità.

La trasformazione della città può essere dunque vista come risposta alla trasformazione sociale, convertendo le periferie e le aree dismesse in un investimento culturale su cui poter puntare.

Uno scenario interessante su cui ragionare, inteso come un fenomeno multidimensionale ed integrato, in cui gli elementi di riqualificazione urbanistica e architettonica si intrecciano con la cultura, con l'economia e con l'organizzazione sociale tipica dei luoghi.

“La ciutat transformada” è un documentario di Jacobo Sucari, girato tra il 2005 e il 2011 sull'area del Poblenou di Barcellona. Il documentario è formato da due parti: La lucha por el espacio urbanoDestruir y construir, historia de una fábrica.

Nel documentario vengono riportati fatti reali di lotta cittadina avvenuti per difendere il passato della zona industriale di Barcellona, rappresentato dalla ex-fabbrica tessile di Can Ricart. Dal documentario si evince l'orgoglio degli abitanti, che si identificano con il proprio passato industriale e che vivono un senso di appartenenza con il Poblenou, quale inestimabile sistema urbano industriale barcellonese.

Il recupero e la riqualificazione della struttura di Can Ricart, definiscono la riconciliazione tra il passato e il presente, in un lento processo di fusione tra memoria e funzionalità, quali valori culturali inscindibili.

 

iacopo Fiorani

 

 

 

1 Henry D. Thoreau (1988), Walden ovvero vita nei boschi, BUR Biblioteca Univ. Rizzoli

2 Castells M. (2008), Il potere delle identità, Università Bocconi, Milano

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In questa epoca di incessanti trasformazioni, di sempre più numerosi conflitti e contraddizioni, la città si reinventa mettendo in campo strategie, politiche e strumenti innovativi, nello sforzo di continuare a migliorarsi sia in chiave di qualità della vita che competitività e innovazione. La rigenerazione urbana e la trasformazione della città sono processi che incorporano aspetti relazionati con il contesto territoriale, con quello fisico della città, con quello sociale ed economico, proponendo alternative allo scopo di migliorare la qualità della vita dei cittadini.

Attraverso l’esame delle dinamiche sociali, delle scelte politiche e urbanistiche che regolano le trasformazioni urbane, rileggiamo la storia recente e i problemi quotidiani della città e dei suoi abitanti. Il rapporto collaborativo tra urbanistica e comunità è una ricerca difficile e complessa nei processi di rigenerazione.

La comunità può essere definita come un’entità vaga ed indeterminata, la cui perdita di significato rimanda alla perdita d'identità e di coesione sociale che caratterizzano la vita urbana contemporanea.

Il modello ideale di organizzazione sociale, che inquadra la comunità come elemento solidale, coeso, sicuro e protettivo, è un'idea alla quale tendere, un modello ideale da seguire per orientare le politiche di rigenerazione.

La comunità è un insieme di abitanti e di operatori economici che vivono e lavorano abitualmente in una data città o in parte di essa, condividendo uno spazio urbano. Si riconosce dunque la comunità come elemento fondamentale della città, elemento con il quale interloquire e dialogare per affrontare problemi comuni e per favorire la partecipazione alla costituzione delle decisioni.

"Non conosco fatto più incoraggiante dell'indiscutibile abilità dell'essere umano di elevare la sua vita attraverso uno sforzo consapevole". (Henry D. Thoreau)1

 

Henry D. Thoreau (1988), Walden ovvero vita nei boschi, BUR Biblioteca Univ. Rizzoli

 

 

La comunità non è mai singola ma sono tante nel territorio, con caratteri diversi, instabili e mutevoli, non facili da valutare in quanto fondate su interessi occasionali condivisi e non sempre su durevoli legami territoriali.

Pur nella sua indeterminatezza fisica e temporale, la comunità può trovare la sua ragione d’essere in un dato momento e in un dato luogo, quando un gruppo di persone si riunisce per discutere del futuro del territorio che, almeno temporaneamente, condivide. La sfida è dunque quella di ricercare nella comunità di oggi le linee per procedere verso una trasformazione urbana più consapevole e integrata alle dinamiche sociali che il tessuto urbano della città vive ogni giorno.

Esaminando le dinamiche sociali e le scelte politiche e urbanistiche che regolano le trasformazioni della città, si possono rileggere la storia recente e le problematiche quotidiane che affrontano i suoi abitanti.

L'urbanistica non dovrebbe seguire pratiche di top-down, lasciando gestire ai “potenti” le dinamiche territoriali, bensì dovrebbe lavorare direttamente con e per le comunità attraverso pratiche di bottom-up. La pratica di top-down è quella dei cosiddetti poteri forti, che pianificano in nome dell’interesse pubblico e dei cittadini ma non sempre tengono conto realmente delle loro esigenze e delle loro opinioni. La pratica di bottom-up, che spesso si contrappone alla prima ma che dovrebbe essere almeno complementare, è l’urbanistica che nasce nelle comunità, tra i cittadini che vogliono partecipare alle decisioni del proprio quartiere e della propria città. 

Dovremmo lavorare con le comunità per favorire la trasformazione urbana e accrescere la coesione sociale.

"Se la gente è informata e attiva e può comunicare da una parte all’altra del mondo; se l’impresa si assume le sue responsabilità sociali; se i media diventano i messaggeri piuttosto che il messaggio; se gli attori politici reagiscono al cinismo e ripristinano la fiducia nella democrazia; se la cultura viene ricostruita a partire dall’esperienza; se l’umanità avverte la solidarietà intergenerazionale vivendo in armonia con la natura; se ci avventuriamo nell’esplorazione del nostro io profondo, avendo fatto pace fra di noi; ebbene, se tutto ciò si verificherà, finché c’è ancora il tempo, grazie alle nostre decisioni informate, consapevoli e condivise, allora forse riusciremo finalmente a vivere e a lasciar vivere, ad amare ed essere amati". (Castells M.)2

La sfida si fa più impegnativa, perché l’urbanistica partecipata è chiamata a contribuire al rafforzamento complessivo delle condizioni che favoriscono la coesione sociale, siano esse fisiche o relazionali. Un approccio all’urbanistica che cerca il dialogo con la società urbana, per difenderne i suoi stessi caratteri costitutivi e la sua straordinaria complessità. La trasformazione della città può essere dunque vista come risposta alla trasformazione sociale, convertendo le periferie e le aree dismesse in un investimento culturale su cui poter puntare.

Uno scenario interessante su cui ragionare, inteso come un fenomeno multidimensionale ed integrato, in cui gli elementi di riqualificazione urbanistica e architettonica si intrecciano con la cultura, con l'economia e con l'organizzazione sociale tipica dei luoghi.

 

Castells M. (2008), Il potere delle identità, Università Bocconi, Milano

 

“La ciutat transformada” è un documentario di Jacobo Sucari, girato tra il 2005 e il 2011 sull'area del Poblenou di Barcellona. Il documentario è formato da due parti: La lucha por el espacio urbanoDestruir y construir, historia de una fábrica.

Nel documentario vengono riportati fatti reali di lotta cittadina avvenuti per difendere il passato della zona industriale di Barcellona, rappresentato dalla ex-fabbrica tessile di Can Ricart. Dal documentario si evince l'orgoglio degli abitanti, che si identificano con il proprio passato industriale e che vivono un senso di appartenenza con il Poblenou, quale inestimabile sistema urbano industriale barcellonese.

Il recupero e la riqualificazione della struttura di Can Ricart, definiscono la riconciliazione tra il passato e il presente, in un lento processo di fusione tra memoria e funzionalità, quali valori culturali inscindibili.

 

Iacopo Fiorani

 

 

 

Patrimonio Industrial de Barcelona

Can Ricart - Jacobo Sucari

"Can Ricart" foto exterior - Barcelona, 2011 (Jacobo Sucari).

Patrimonio Industrial de Barcelona

Motor en pared - Jacobo Sucari

"Can Ricart" foto interior - Barcelona, 2011 (Jacobo Sucari).

Patrimonio Industrial de Barcelona

Can Ricart III - Jacobo Sucari

"Can Ricart" foto interior II - Barcelona, 2011 (Jacobo Sucari).

Patrimonio Industrial de Barcelona

Olivetti - Jacobo Sucari

"Fabrica Olivetti" - Barcelona, 1940 (Archivio fotográfico del Poble Nou).

Struggle for urban space

 

The documentary “Struggle for urban space” deals with the dramatic changes that urban development is inflicting on the landscape and the inhabitants of Barcelona's Poblenou district.

This old industrial neighbourhood of factories and workshops is suffering a major process of transformation as a result of the City Council's Regeneration Programme known as 22@.It aims to convert Poblenou into an important centre for state-of-the-art technology and associated services.

Struggle for urban space” shows the reactions of the different neighbourhood organisations, displaced factory workers, artists sharing workshops and squatters active in the area.

The documentary works its way into this whole social fabric reflecting the conflict between the old and the new, between heritage as a social memory and progress as some beautiful angel of doom.

 

Jacobo Sucari

 

 

 

La lucha por el espacio urbano

La lucha por el espacio urbano - jacobo sucari

Imagen del documental La Lucha por el espacio urbano - Jacobo Sucari
Una producción La Trinxera Audiovisual (2006)

 

 

Destroy and build, history of a factory

 

After years of a long conflict, thanks to pressure from various local and social activist groups the old Can Ricart factory was saved from demolition when he was convicted by urban transformation plans affecting the industrial district of Poblenou in the city of Barcelona. Abandoned since then, the site slowly deteriorates pending the commencement of the works of reconstruction projected by the well-known study “EMBT” (the study of Enriq Miralles and Benedetta Tagliabue). Can Ricart will be transformed in the Museum of “The House of Languages".
The abandoned factory site became a social urban procession, in a scenario where worlds emerge transformations and forms that no longer exist (as the world production worker).
With the first archaeological works in the field, outcrop traces of tools and the complex processes of the industrial revolution. In deeper layers emerge some unexpected Roman ruins.
Emerges an history of Can Ricart as layers that overlap in time, like a stage continuously busy, as a clash of interests and dynamics conflicts that create new actions and passions.
Destroy and build seems to be the work of men and women throughout history.

 

Jacobo Sucari

 

 

 

Destroy and build, history of a factory

Trailer del documental Destruir y construir, historia de una fábrica - Jacobo Sucari
Una producción La Trinxera Audiovisual (2011)

 

Comentarios

On January 23, 2018 at 18:23
Stradivarvor dice:

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